In un inatteso annuncio, l’amministrazione di La Spezia ha comunicato che tra vecchi documenti sono emerse due pagine autentiche attribuite alla Divina Commedia. Questo nuovo ritrovamento, portato alla luce durante una fase di riordino dell’Archivio di Stato cittadino, potrebbe offrire ulteriori spunti di ricerca sulla genesi del capolavoro di Dante Alighieri, riequilibrando ipotesi e datazioni note finora. Le autorità competenti, informate tempestivamente, stanno valutando il valore storico di questi fogli, destinati a suscitare ampio interesse fra gli studiosi.
Il rinvenimento di frammenti danteschi a La Spezia
Secondo quanto riferito dal primo cittadino, la scoperta riguarda due fogli ricollegabili alle sezioni del Purgatorio e del Paradiso. Le carte sono emerse mentre si procedeva allo spostamento e alla riorganizzazione delle antiche raccolte, operazione che ha permesso di individuare materiale finora ignoto. Tale patrimonio, essendo conservato in un istituto statale, rientra nella giurisdizione del patrimonio pubblico. È stato già contattato il Ministero dei beni culturali, in modo da avviare le procedure per una valutazione approfondita.
Nel contesto del Trecento, l’assenza della stampa obbligava gli autori a far trascrivere le proprie opere su pergamena a mano, rendendo la diffusione dei testi un privilegio per pochi. La Divina Commedia, sin da subito ritenuta straordinaria, si diffuse nonostante i limiti del tempo: alcuni conoscevano l’opera recitandone a memoria, mentre altri investivano risorse per riprodurne copie.
Numerosi codici circolarono nel periodo successivo alla scomparsa del poeta, fino ad arrivare a epoche in cui la filologia ha potuto confrontarli per ricostruire la versione originaria. Gli errori di trascrizione, inevitabili nel tempo, hanno generato varianti testuali, poi armonizzate grazie al lavoro degli esperti.
Il Codice Landiano e l’importanza della tradizione manoscritta
Fra i testimoni più antichi è noto un codice del 1336, comunemente definito Manoscritto Landiano, realizzato da uno scriba professionista su 110 fogli. Si ritiene che la sua redazione cronologicamente molto vicina all’epoca del poeta possa limitare i margini di distorsione testuale.
Questo codice, conservato nella Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza, ospita non soltanto la Commedia di Dante, ma pure componimenti di autori come Guittone d’Arezzo, o versi riconducibili ad altre figure del panorama letterario coevo. La qualità della scrittura cancelleresca, caratterizzata da tratti grafici ritenuti poco armoniosi da alcuni studiosi, non altera tuttavia il valore filologico del testo.
Altre copie toscane e di diversa provenienza, nel corso dei secoli, hanno contribuito a costruire un mosaico testuale variegato. La Società Dante Alighieri, impegnata a digitalizzare i manoscritti sparsi per diversi contesti geografici, sta rendendo disponibile una mappa virtuale dell’eredità dantesca.
Questo lavoro collettivo, fondato sul confronto costante fra codici, frammenti e testimonianze differenti, aiuta a comprendere meglio la dimensione storica della Commedia, gettando una nuova luce sull’universo creativo di Dante. L’insieme di queste fonti, oggi unite dalla tecnologia e dall’impegno degli esperti, può offrire nuove chiavi interpretative, rendendo più salda la connessione tra il presente e la parola originale del poeta fiorentino.